Dall’Indonesia con amore!
Quando viaggio, sia per lavoro che per diletto, applico alla lettera un personale slogan:
“ …viaggiare e non comprare… niente divertire!
Non sono certo l’unica che desidera riportare a casa un ricordo, un’emozione, un sapore, un prolungamento della vacanza, in poche parole, un souvenir.
Che sia per noi o per una persona cara, nasce questo desiderio quasi irrefrenabile e simbolico di voler continuare il viaggio e/o di condividerlo con chi non era al tuo fianco.
Negli anni ho “educato” a questo anche mio marito – che viaggia spesso da solo per lavoro e che raggiunge mete lontane ed esotiche – ma non sempre riesco ad andare con lui.
Così, prima che parta, mi documento sulle usanze del Paese e sull’artigianato locale e inizio una breve opera di convinzione per mandarlo alla ricerca dei miei desiderata.
Prediligo soprattutto: argento, pietre e tessuti, ma in realtà, va bene tutto, da qualsiasi parte del mondo provenga.
Devo dire che è diventato bravissimo e che per lui non esiste alcuna
Infatti, recentemente è stato in Indonesia da dove ha riportato decine di metri di tessuto batik specifico per la realizzazione di sarong, un ampio pezzo di tessuto che viene poi drappeggiato intorno alla vita e indossato come una gonna da uomini e donne.
I sarong sono anche utilizzati per realizzare abiti interi, scialli, marsupi per portare i bambini e anche come drappeggi per adornare pareti, questo non solo in Indonesia, ma in diverse parti del mondo.
A mio parere, con essi, puoi plasmare tutto quello che la creatività riesce a suggerirti.
Ma torniamo ai batik, probabilmente questa tecnica rappresenta il meglio della creatività indonesiana, piccole o grandi opere d’arte, con significati diversi a seconda dei disegni realizzati.
Il termine batik significa “ciò che si disegna” e deriva da due parole indonesiane amba che vuol dire scrivere e titik che significa punto o goccia.
E’ una tecnica molto antica dove per prima cosa viene realizzato il disegno su un tessuto inizialmente bianco. Il contorno del disegno viene poi ripassato con la cera (o altri materiali impermealizzanti) lasciando così libere le parti che non si vogliono colorare.
La cera infatti impedisce al colore di penetrare nel tessuto, garantisce una rapida asciugature e una facile rimozione. Il disegno può essere prodotto a mano, con un tipico strumento chiamato tjanting, ma a partire dal XIX secolo, con l’invenzione di uno stampo costruito con sottili lamelle di rame, è possibile riportare sul tessuto anche un’ampia porzione del disegno.
La stoffa, così preparata, viene prima immersa nella tinta e poi lasciata asciugare. Successivamente viene rimossa la cera ottenendo così delle parti bianche su sfondo colorato. A questo punto si ripete il processo di inceratura e tintura via via con colori diversi. Tutti questi passaggi richiedono esperienza e precisione.
I colori sono vari e molto belli e i disegni riprodotti sono differenti come differenti sono i significati simbolici. Infatti, in Indonesia, ogni evento fondamentale della vita umana è strettamente connesso con il batik che attraverso i suoi disegni tradizionali, ricopre un ruolo simbolico e di buon auspicio, come ad esempio nei matrimoni, ma anche nel momento della morte, dove i defunti vengono avvolti in tipici teli funerari anch’essi decorati secondo questa antica arte.
Purtroppo non conosco il significato dei disegni riprodotti sui batik che la mia dolce metà mi ha riportato perché…si è dimenticato di chiederlo e io non mi sono ricordata di solleticargli una tale curiosità. Tuttavia sono molto felice dei tessuti e dei disegni da lui scelti anche se… pare… con l’aiuto della (pare bruttissima) commessa indonesiana del Mirota Batik di Surabaya.
Giovane donna che indossa il sarong
foto di Kassian Céphas (fotografo indonesiano 1845-1912)
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